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Una medicina a misura di donna. Il progetto Semicycle cerca volontarie per studi specifici sulle malattie cardiometaboliche

Il progetto Semicycle, ideato e condotto dall’Istituto di ricerca genetica e biomedica (Irgb) del Cnr di Cagliari, ha l’obiettivo di studiare le interazioni tra gli ormoni sessuali femminili e il microbiota. La ricerca nasce dalla necessità di migliorare le conoscenze sui meccanismi biologici responsabili dei disturbi cardiometabolici nelle donne, che a oggi rappresentano una delle principali cause di mortalità femminile.
La dottoressa Serena Sanna, ricercatrice del Cnr di Cagliari, fa parte del team dello studio WomenforHealth, per il quale al momento si cercano volontarie. 

Nell’intervista rilasciata a “Luce”, la dott.ssa Sanna precisa che nel progetto Semicycle saranno oggetto di studio sia donne in età riproduttiva che vogliano partecipare come volontarie allo studio Women4Health, sia donne in menopausa e donne in gravidanza di uno studio già esistente, chiamato “Lifelines”.

“Per lo studio Women4Health, per il quale cerchiamo potenziali volontarie nell’aria di Trieste, abbiamo creato dei profili social su Facebook e Twitter per diffondere la richiesta di partecipazione. Contiamo di reclutare 300 donne sane nell’arco dei prossimi 2-3 anni. Cerchiamo donne che non assumano contraccettivi orali e che siano in età riproduttiva (18-45 anni), proprio perché vogliamo studiare le variazioni naturali degli ormoni sessuali che avvengono durante il ciclo mestruale – ha dichiarato Sanna.

Sebbene siano stati diffusi diversi annunci anche sui siti Istituzionali e sulla stampa, non è semplice trovare donne disposte a partecipare, sia per via dell’impegno richiesto, sia perché non è previsto nessun tipo di retribuzione. Partecipare come volontarie è un atto di altruismo per il bene di tutte le donne, un piccolo passo per contribuire alla riduzione del gap di genere in ambito medico.

L’androcentrismo permea, purtroppo, un ambito apparentemente neutro come quello della salute, con conseguenze anche molto pesanti sulla qualità della vita delle donne. Basti pensare che patologie ritenute erroneamente “maschili”, come ipertensione, ipercolesterolemia e diabete di tipo 2 sono tra le principali cause di mortalità anche tra le donne.

L’obiettivo non è pervenire a una medicina personalizzata, ma contribuire alla costruzione di un servizio sanitario equo, che tenga conto delle differenza fisiologiche di genere. Una medicina a misura d’uomo non è più sostenibile.

Benedetta Ala

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