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Una lettrice scrive a Puglia Sanità: “Lista d’attesa troppo lunga, costrette a rivolgerci ad un privato”

Vogliamo condividere con voi la testimonianza di una nostra lettrice, C.G., che ha raccontato alla nostra Redazione l’esperienza vissuta al fianco di sua mamma presso l’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Puglia Sanità torna a parlare di liste d’attesa troppo lunghe, carenza di personale e servizi inadeguati.

Il fatto risale al gennaio 2021. Mia madre aveva una cisti sebacea infiammata in “suppurazione” dietro la schiena, grande quanto una noce. L’infiammazione è stata sin da subito abbastanza violenta, tanto da costringerla a prendere antibiotici: il suo sistema immunitario era già dalla bronchite cronica di cui soffriva. La cisti è cresciuta ancora fino a scoppiare, facendo fuoriuscire sangue e pus. La pelle tutt’intorno aveva assunto un colore più scuro, sembrava ci fossero ematomi o lividi”. Racconta C.G. alla nostra Redazione.

“Ci siamo rivolte al medico curante che le ha fatto l’impegnativa per una visita chirurgica presso l’ospedale “Vecchio Vito Fazzi”. La visita è stata prenotata tramite Cup per le 7:30 o 8:00 di mattina. Al suo arrivo era già presente una fila lunga per pagare il ticket; è stata visitata dopo un’attesa di circa tre ore e mezzo”.

L’impegnativa – segnala la nostra lettrice – prevedeva una visita da un medico di chirurgia generale per la rimozione della cisti. Dopo un controllo sommario, il medico ci ha parlato di una cisti infiammata e pertanto, a suo dire, ‘non di sua competenza’: l’errore era del medico curante che avrebbe dovuto fare l’impegnativa per una visita da un chirurgo plastico. Prima di congedarci, il medico ha fornito a mia madre delle indicazioni su come medicare l’infezione al fine di ridurre l’infiammazione e il dolore”.

 “Abbiamo riferito tutto al medico di base e rifatto tutto l’iter di prenotazione, questa volta per un chirurgo plastico. Intanto l’infezione si era estesa. Pensavamo di essere in procinto di risolvere, ma al Cup ci hanno comunicato che non c’erano posti disponibili e si trattava di attendere anni. Perciò abbiamo dovuto rivolgerci ad un privato. Mia madre era già fisicamente indebolita dalla sua bronchite cronica, per la quale assume cortisone da molto tempo. Se non ci fossimo rivolte ad un chirurgo plastico privato oggi ti starei raccontando un’altra storia. Noi ce lo siamo potuti permettere, ma c’è tanta gente che non può. La salute è un diritto garantito a tutti dalla Costituzione, paghiamo le tasse per un servizio che non funziona!”.

 Da questa storia e da tutte quelle che leggiamo e sentiamo ogni giorno, emerge in modo dirompente il disagio dei pazienti e dei medici che, seppur in maniera diversa, sono entrambi vittime di circuiti non più funzionali e funzionanti. Responsabilità e competenze rimpallate da un professionista all’altro, tra disorganizzazione e carenza di personale, fanno da padrone in un sistema sanitario pubblico ormai fortemente compromesso e che non riesce a rispondere con tempestività alle emergenze che, come questa che ci è stata raccontata, sono all’ordine del giorno.

Questa testimonianza ci ricorda ancora una volta come l’annosa questione delle liste d’attesa: i pazienti già fortemente provati si scontrano con una realtà sanitaria che peggiora giorno dopo giorno. Costretti ad ore interminabili di attesa prima di effettuare una visita prenotata tramite Cup o ad avere difficoltà nel prenotare un colloquio con uno specialista nel più breve tempo possibile.

Una situazione che continua a mettere a dura prova la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale che, con questi presupposti, rischia di collassare. In altre parole, dalla Pandemia da Covid-19 che ci ha colti impreparati dal punto di vista strutturale, strumentale e organizzativo, cosa abbiamo imparato? Per molti pazienti, quelli che in buona sostanza possono permetterselo, non resta che rivolgersi ad un privato.

Eppure, la nostra Costituzione all’art. 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Un diritto, quello alla salute e alle cure gratuite, che si scontra continuamente con la carenza di servizi efficienti e i tagli alle risorse, spesso mal gestite dalle Regioni.

Quello che si percepisce è una sorta di sfiducia dei cittadini nei confronti della sanità pubblica e del personale sanitario e laddove la distanza si fa larga, il rapporto tra paziente e medico rischia di diventare sempre più difficile.

 

Articolo di Giulia De Nigris

 

La nostra redazione è a disposizione di tutti.

Se gli organi competenti hanno qualcosa da dire in merito, siamo disponibili ad ascoltare per diritto di replica.

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