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Aviaria: Ue, “seguiamo sviluppi, già pronti i vaccini in caso di epidemia”

Influenza aviaria, già oltre 200 focolai nel mondo negli animali, infettati o uccisi 200 milioni di uccelli e migliaia di mammiferi, compresi visoni in Spagna, foche negli Stati Uniti, leoni marini in Sud America e delfini nel Regno Unito. E già tre casi nell’uomo nel 2023.

La situazione viene seguita con grande attenzione dall’Organizzazione mondiale della Sanità in particolare dopo la morte di una bambina cambogiana di 11 anni: gli scienziati di Phnom Penh hanno tuttavia affermato, dopo aver sequenziato il virus, che non si tratta di quello che ha causato nel mondo epidemie mortali negli uccelli selvatici e domestici. Però la capacità del virus di mutare rapidamente e passare dagli uccelli ai mammiferi ha iniziato a preoccupare gli esperti.

Il salto di specie (in inglese spillover) è un processo naturale per cui un elemento patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all’interno della specie umana. Nel caso dei virus, che sono i patogeni più comuni nelle zoonosi, si tratta sempre di un cambiamento nei loro geni. Le zoonosi sono malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo e che ogni anno infettano circa un miliardo di persone casi. Fra gli esempi più noti: il coronavirus SARS – Covid, i virus Ebola e HIV, il morbillo e anche l’influenza stagionale

Dal 17 febbraio al 9 marzo scorso nel mondo sono stati registrati oltre 200 focolai di influenza aviaria in uccelli: 44 nel pollame e 160 in altri volatili. La gran parte dei casi si è verificata in Europa. È quanto emerge dall’ultimo rapporto sul monitoraggio dell’ influenza aviaria ad alta patogenicità della World Organisation for Animal Health, secondo cui, «sulla base dell’andamento stagionale» «si prevede che il numero di focolai negli animali abbia superato il picco e inizi a diminuire».

Secondo il rapporto, nelle ultime tre settimane, dei 44 focolai riscontrati nel pollame, 31 si sono verificati in Europa, 11 nelle Americhe, 1 in Asia. L’infezione ha ucciso o reso necessario abbattere 743 mila animali Europa, 76 mila nelle Americhe e 1,39 milioni in Asia. Per quel che riguarda gli altri uccelli, sono stati riportati 134 in Europa, 25 nelle Americhe e 2 in Asia. Nella maggior parte dei casi il virus riscontrato è di tipo H5N1 e, laddove sono disponibili dati, appartenenti alla variante 2.3.4.4b. La World Organisation for Animal Health ha raccomandato di non abbassare gli sforzi in sorveglianza, prestando attenzione anche al crescente numero di infezioni nei mammiferi, «una situazione che dovrebbe essere monitorata», si legge nel rapporto.

«L’influenza aviaria è qualcosa che ovviamente seguiamo con attenzione e in particolare i nostri colleghi dell’Ecdc hanno fatto valutazioni del rischio sull’influenza aviaria. I vaccini esistono. Attualmente nell’Unione europea sono autorizzati due vaccini contro l’influenza aviaria, Nobilis Influenza H5N2 e Pa-Olvac. La Commissione ha firmato contratti di riserva per l’acquisto di questi vaccini in caso di pandemia: uno con la società Gsk e l’altro con Seqirus Uk» ha detto il portavoce della Commissione europea, Stefan De Keersmaecker, nel corso del briefing quotidiano con la stampa.

 

 

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