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In seguito al nostro articolo intitolato “Una notte al Pronto Soccorso: le disfunzioni del 118, la lotta per la vita e la forza dell’amore che vince sempre”, abbiamo ricevuto una nota dal Servizio Emergenza Urgenza Sanitaria 118.

Occorre precisare che il servizio 118 garantisce un soccorso professionale h24, secondo gli standard nazionali ed i soccorritori presenti sui mezzi di soccorso non sono una figura improvvisata, ma operatori che hanno seguito un preciso percorso formativo, necessario per svolgere un ruolo riconosciuto in tutti i servizi 118 italiani. Peraltro, in alcune nazioni occidentali, il servizio di soccorso sanitario extraospedaliero è svolto quasi esclusivamente da soccorritori. Il servizio 118 della provincia di Lecce, si avvale di mezzi di soccorso su cui possono esserci medici, infermieri o persino solo soccorritori e questo risulta essere lo standard italiano. Sarebbe impossibile ed impensabile che sui mezzi di soccorso ci fossero solo medici ed infermieri, peraltro in un epoca dove queste figure professionali risultano carenti anche per coprire le necessità degli ospedali. Ovviamente, risulta anche utopico e persino inutile immaginare un sistema che preveda un tale numero di mezzi di soccorso, allocati in ogni quartiere per assicurare un assistenza medica ed infermieristica immediata. Un tale sistema sarebbe persino poco efficiente perché il personale sanitario risulterebbe poco utilizzato e quindi poco esperto ed efficiente, secondo le regole di processo: efficienza, efficacia ed economicità. Nella realtà i mezzi di soccorso, con competenze diversificate, sono distribuiti strategicamente sul territorio, per garantire le esigenze dell’utenza, in modo combinato e con il coordinamento della centrale operativa provinciale.

Nel caso specifico, i soccorritori hanno permesso un soccorso veloce, una tempestiva identificazione della causa del malore (ipoglicemia) trattata anche al domicilio con l’assunzione di zuccheri per via orale ed infine hanno assicurato un trasporto rapido verso il vicino ospedale di Copertino, dove il paziente è giunto ancora cosciente ed ha potuto trovare un trattamento definitivo con soluzione glucosata somministrata in vena.

Per quanto riguarda il secondo caso, occorre dire che il personale medico del 118 è tenuto a valutare le condizioni cliniche dei pazienti soccorsi, stabilendo anche la necessità di assistenza sanitaria durante il trasporto. Tali valutazioni tengono conto ovviamente anche della distanza del Presidio Ospedaliero da raggiungere e quindi del percorso da coprire. Il medico che decide di affidare un paziente ad una ambulanza priva della figura medica, produce una valutazione in scienza e coscienza e soprattutto si mette a disposizione per nuove missioni di soccorso, magari per pazienti anche più gravi. Scelte difficili e ponderate che non possono essere considerate una casualità. Ciò nonostante, le condizioni dei pazienti, anche di quelli in attesa in P.S., possono variare e complicarsi repentinamente anche per ragioni in precedenza non prevedibili. Per questo motivo, il triage è per definizione un processo dinamico che deve considerare l’evoluzione possibile delle patologie. Il personale che rimane a bordo dell’ambulanza, compreso i soccorritori, comunque, è in grado di monitorare i parametri delle funzioni vitali cogliendo peggioramenti che possono configurare un nuovo e diverso inquadramento del paziente (codice verde che diventa giallo o rosso).