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Ci sono 14mila 140 ricoveri fermi da mesi e un sistema pubblico bloccato dalla lotta al Covid. Da qui la richiesta di aiuto alle cliniche private. Il nemico da contrastare in questo momento è ancora il Covid. Le energie del sistema sanitario sono concentrate in buona parte su quel fronte. Purtroppo però proprio questo sforzo priva il sistema sanitario pugliese di risorse e personale necessari per affrontare le altre battaglie. In prima linea ci sono le liste d’attesa che dallo scoppio della pandemia, si sono allungate in maniera drammatica.

Gli ospedali pubblici non riescono a stare dietro a queste richieste di salute (visite, esami, ricoveri) che si sono accumulate negli ultimi mesi. Ecco perché a questo punto la Regione ha deciso di mettere sul tavolo 14 milioni di euro da destinare alle cliniche private accreditate. Saranno loro a smaltire il carico in eccesso che riguarda soprattutto quei ricoveri che i pazienti pugliesi effettuavano negli anni scorsi negli ospedali di altre regioni.

È tutto scritto in una delibera messa a punto dal dipartimento Salute della Regione, guidato da Vito Montanaro, e approdato in giunta per l’approvazione definitiva. Al centro di tutto ci sono i fondi, 31 milioni di euro, che lo Stato ha destinato nel 2020 alla Puglia per abbattere le sue liste d’attesa allungate a dismisura in questi anni di pandemia. Di quei fondi, 17 milioni sono stati già stanziati. Ne restavano altri 14 nelle mani della Regione, che li ha rimessi sul tavolo per affrontare di nuovo il problema di visite ed esami bloccati. Lo ha fatto però chiamando in causa questa volta il settore privato.

“In considerazione del breve lasso di tempo per la chiusura dell’esercizio 2021 – è scritto nella delibera – al solo fine di utilizzare il finanziamento aggiuntivo ministeriale, si è reso necessario definire un progetto – valido fino al 31 dicembre di quest’anno – a garanzia dei livelli essenziali di assistenza, per soddisfare una quota di prestazioni non erogate a causa della pandemia in atto”. Si tratta in sostanza di prestazioni di alta e media complessità che negli anni scorsi venivano effettuate in ospedali di altre regioni del Centro-Nord. La pandemia, come è noto, ha bloccato anche i viaggi della speranza

E questa scelta è spiegata nella delibera: “Nel primo semestre 2021 la produzione delle strutture pubbliche ha registrato una contrazione delle prestazioni di circa il 40 per cento rispetto ai valori rilevati nel 2019, in regime di ricovero e specialistica ambulatoriale, tanto da presagire l’impossibilità, da parte delle stesse strutture pubbliche, di recuperare il gap rispetto al 2019, nonché di garantire le ulteriori prestazioni in lista d’attesa”. Gli uffici hanno così effettuato una ricognizione delle prestazioni in lista d’attesa (i ricoveri, in particolare) da cui sono emersi dati preoccupanti: nel primo semestre dell’anno è emerso che risultano bloccati 14mila140 interventi.

Fra questi ci sono 5mila738 ricoveri di chirurgia generale e 2mila 546 di ortopedia e traumatologia in attesa, ma anche 2mila 199 di otorinolaringoiatria e 1.628 di ostetricia e ginecologia. Seguono 1.393 interventi di urologia fermi causa Covid e 240 di oculistica. Nella lista ci sono pure 222 interventi di neurochirurgia bloccati, insieme con 104 ricoveri di cardiochirurgia, 43 di gastroenterologia e 14 di cardiochirurgia. In coda, si contano anche otto interventi di oncologia, tre di medicina generale e due di neurologia.

Da qui la chiamata ai privati pugliesi con lo stanziamento di 14 milioni per smaltire questi ricoveri. Di questi, 4,2 milioni di euro andranno alle private accreditate baresi (tra cui 2 milioni di euro andranno alla Cbh e un milione alla Santa Maria); 329mila alla clinica Salus di Brindisi; 370mila alla Universo Salute nella Bat; 1,1 milioni alle cliniche private foggiane; altri 2,2 milioni alle cliniche leccesi (tra cui Città di Lecce intercetterà 943mila euro) e 2,6 milioni alle cliniche di Taranto.

Si tratta di risorse in più rispetto a quelle assegnate ogni anno alle cliniche private a seconda dei tetti di spesa che – escludendo le cliniche ecclesiastiche, con le quali si stipulerà un nuovo piano di abbattimento delle prestazioni in attesa – costano ogni anno circa 270 milioni di euro alle casse della Regione.