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Copertino (Le) – Continua a peggiorare la situazione dell’Ospedale “San Giuseppe da Copertino”. Giorno dopo giorno, infatti, arrivano notizie dal nosocomio salentino a dir poco sconfortanti. Noi, a costo di sembrare ripetitivi, continuiamo a parlarne perché crediamo sia doveroso farlo. Concediamo spazio, quindi, agli interventi di sindacati ed operatori sanitari che segnalano le gravi carenze e disfunzioni.

Ancora una volta, fanno sentire la loro voce i Cobas, sempre pronti a denunciare le problematiche della sanità pugliese.

«I Cobas Pubblico Impiego tornano a scrivere sul San Giuseppe da Copertino. Questo non per ripicca o perché il resto degli ospedali dell’ASL Lecce vadano molto meglio; con un po’ di salis si capirebbe che negli ultimi 7 anni Copertino è stato l’ospedale che ha pagato il prezzo più alto al piano di riorganizzazione ospedaliera. Sono stati chiusi i reparti di Urologia, Ostetricia, Ginecologia, Punto Nascita, Pediatria e Trasfusionale. Non c’è più un Direttore Amministrativo in sede, la Direzione Medica da anni sembra un refugium peccatorum e i pochi reparti rimasti non hanno, per lo più, primari. I posti letto sono passati da 162 a 84.

Ora, in questo splendido ambiente, paragonato ad una bomboniera, da alcuni giorni, per varie cause, manca anche l’indispensabile per legge: il rianimatore», è la grave denuncia di Giuseppe Pietro Mancarella, Responsabile Provinciale dei Cobas.

«Le menti pensanti leccesi, senza alcun foglio scritto e firmato, hanno deciso che il rianimatore sia reperibile da casa. Fatto gravissimo e illegale.

Denunciamo e denunceremo sempre questi atti pericolosi per i pazienti e per gli operatori.

Invitiamo ancora una volta la politica, nel caso ne avesse ancora la capacità, a potenziare l’ospedale come già previsto, in caso contrario, bisogna chiudere quell’ospedale, oramai divenuto solo lo scheletro di quello che fu l’ospedale più efficiente dell’ASL Lecce», invoca e conclude il Sindacalista.