L’oblio oncologico è un diritto che non è ancora riconosciuto in Italia. Una persona guarita dal tumore continua ad avere problemi pratici come pratiche di lavoro, mutui, l’accesso ai servizi bancari, finanziari e assicurativi che richiedono certificati di salute pregressi; certificazioni richieste per lo svolgimento di funzioni o attività di qualsiasi genere o che comunque attestano l’idoneità fisica a tale svolgimento o lo stato di salute dell’interessato, anche l’adozione. Un problema che riguarda più di 3.600.000 persone che in passato hanno avuto una diagnosi di tumore e ora sono guarite.
Nell’ultima Assemblea il Cnel ha approvato un disegno di legge sull’oblio oncologico finalizzato a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza delle persone guarite da patologie oncologiche nell’esercizio dei diritti, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione, degli articoli 7, 8, 21, 35 e 38 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, del Piano europeo contro il cancro e dell’articolo 8, della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Il divieto di trattamento dei dati di cui all’art. 9, comma 1, del Regolamento (UE) 2016/679 (Gdpr), infatti, ricomprende le informazioni relative a patologie oncologiche pregresse, quando siano trascorsi dieci anni dall’ultimo trattamento attivo della patologia, in assenza di recidive o ricadute, ovvero cinque anni se la patologia è insorta prima del ventunesimo anno di età.
“Il Ddl si propone di restituire una vita normale a chi guarisce dal tumore. Con l’aumento dell’aspettativa di vita delle persone aumentano anche le loro esigenze, bisogni che devono essere intercettati dal Governo e dal Parlamento, necessità che vanno affrontate e risolte. Ad oggi risulta che il 27% può essere considerato guarito dalla diagnosi da oltre dieci anni ma continua ad avere problemi”, ha affermato il consigliere Francesco Riva, relatore del Ddl.
Negli ultimi anni molti Paesi europei hanno approvato leggi che garantiscono agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia: la Francia è stato il primo Paese a stabilire per legge che le persone con pregressa diagnosi oncologica, trascorsi dieci anni dalla fine dei trattamenti, o cinque, per coloro che hanno avuto il tumore prima della maggiore età, non sono tenute ad informare gli assicuratori o le agenzie di prestito sulla loro precedente malattia.
Dopo la Francia è intervenuto il Belgio con una norma simile. In Lussemburgo, anche se non vi è una legge, vige dal 29 ottobre 2019 un accordo tra il Governo e le assicurazioni, in Olanda il “diritto all’oblio oncologico” è stato adottato con decreto-legge il 2 novembre 2020 e più recentemente il Porto-gallo, con la legge 18 novembre 2021, n. 75, ha rafforzato l’accesso ai contratti di credito e assicurativi da parte delle persone che hanno superato o mitigato situazioni di aggravamento del rischio sanitario o di invalidità, vietando pratiche discriminatorie.
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