Il MEC, Modello educativo Combinato, che si sta attuando in forma sperimentale in tutta l’Italia, entra nel vivo. In seguito alla prima fase della ricerca, in cui si è svolta l’attività di conoscenza e di acquisizione di fiducia da parte del bambino nei confronti del ricercatore, attualmente si è dato avvio alla fase sperimentale propriamente detta.
Ricordiamo che nel mese di novembre 2021 (Puglia Sanità ne aveva ampiamente trattato nella rubrica firmata dal Direttore, “Mi curo di te”) la Regione Sicilia e l’equipe operante all’interno dell’E.T.S. A.PRO.DA. in qualità di Centri abilitati alla diagnosi e trattamenti di varie disabilità e che, con diverse sedi nella regione siciliana, in particolare nel siracusano, aveva sperimentato un nuovo approccio educativo per il trattamento dell’autismo nei bambini dai 3 ai 6 anni. I risultati raggiunti in termini di miglioramento nelle aree afferenti alla socializzazione e relazione, nonché nel gioco condiviso, per i bambini siciliani che avevano beneficiato del trattamento educativo MEC, avevano riportato risultati sorprendenti, arrivando ad una notevole attenuazione dei sintomi o addirittura scomparsa.
Il MEC ideato dalla pegagogista clinica e ricercatrice Sebastiana Veneziano, aveva, infatti ricevuto il supporto medico del Neuropsichiatra dott. Sciuto e del professore di Pedagogia Speciale e ricercatore presso l’Università di Urbino, Lucio Cottini, da sempre impegnato nell’attivazione di modelli improntati ad una società inclusiva e a misura di tutti, anche di persone con neurodiversità.
La Regione Sicilia ha fortemente creduto nel progetto, estendendolo a tutta l’Italia; pertanto, in ogni Regione, è partita contestualmente la sperimentazione sui bambini dai 3 ai 6 anni.
Anche in Puglia, la Cooperativa “La Pietra Angolare” sta applicando l’intervento MEC ai bambini che ne hanno fatto richiesta, ed è stata già ospite in Sicilia per descrivere le prime impressioni.
Il Modello MEC vanta l’importante merito, raramente individuabile in altri approcci, di basarsi su un approccio di empatia e contatto. L’acquisizione della fiducia, il contatto anche fisico durante il gioco, un setting di attività ludiche scelte e posizionate “a misura di bambino” e in cui il piccolo si senta libero di esplorare ha determinato i primi timidi approcci relazionali; è emerso, infatti, che particolari adattamenti dell’ambiente fisico e sociale oltre che gli strumenti di comunicazione possono migliorare significativamente il benessere dei bambini con autismo.
In seguito alla stesura dettagliata della fase iniziale, la dott.ssa Veneziano, ha stilato, unitamente all’Equipe riabilitativa, un intervento individuale per ogni bambino in ogni singola regione partecipante, il MEC fa leva sulle specifiche caratteristiche di ogni bambino e sulle sue preferenze di gioco.
Ora la ricerca entra nel vivo, i bambini interessati dalla Ricerca dovranno imparare e svolgere le attività afferenti alla comunicazione ricettiva, comunicazione espressiva, abilità sociali, imitazione, cognizione, gioco autonomo.
L’autismo è, infatti, caratterizzato dall’incapacità di interagire con il mondo esterno, con conseguente chiusura nei confronti degli altri, scarsità di linguaggio o inappropriato utilizzo della comunicazione verbale e non verbale. L’ultima fase della ricerca prevederà l’introduzione di un co-terapista coetaneo che, opportunamente preparato, darà la riprova dell’effettiva acquisizione dell’area gioco condiviso e, di conseguenza, socializzazione.
Il MEC, come approccio di studio, rappresenta un punto di partenza incoraggiante che sottolinea l’importanza dell’intervento precoce, infatti si rivolge alla prima e seconda infanzia.
Racconteremo ancora gli sviluppi di questa ricerca con l’auspicio che possa essere utile per tanti bambini pugliesi.