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Nel Presidio Ospedaliero Vito Fazzi di Lecce è stata effettuata una donazione multiorgano da parte di un ragazzo di soli 33 anni deceduto nel Reparto di Anestesia e Rianimazione per un grave aneurisma cerebrale. Dopo il rilievo clinico e strumentale di morte encefalica, i genitori hanno dato il consenso alla donazione degli organi.

Avviate le procedure di valutazione di idoneità, sono stati prelevati fegato e cornee. L’intervento è stato eseguito dagli operatori del Reparto di Anestesia e Rianimazione, diretto dal Dott. Giuseppe Pulito, coadiuvati da oculisti, anatomopatologi, neurologi, infermieri di sala operatoria e dalla Direzione Medica del Presidio Ospedaliero diretto dal Dott. Osvaldo Maiorano.

Ci uniamo alla Direzione Generale nel ringraziamento a tutti gli operatori che hanno reso possibile un’operazione così complessa e delicata ed esprimiamo un sentito cordoglio ai familiari che, in un momento di grande dolore per una perdita così prematura, hanno dimostrato sensibilità, umanità e un cuore grande donando una possibilità di vita ad altre persone.

Siamo rimasti molto colpiti dalla giovane età del donatore che aveva ancora tutta una vita davanti a sé. Una morte prematura che deve far riflettere su quanto sia fragile la nostra esistenza e sui suoi veri valori.

Per approfondire l’importante argomento, abbiamo raggiunto telefonicamente il Dott. Giuseppe Pulito, Direttore del Reparto di Anestesia e Rianimazione del Vito Fazzi di Lecce a capo dell’équipe medica che ha effettuato il complicato intervento.

Per quanto riguarda i trapianti di organi, la Puglia e Lecce in particolare sono un po’ il fanalino di coda di quella che è la situazione nazionale. Il Centro Trapianti di Bari, che lavora molto bene, ha cercato di stimolare le donazioni. Chiaramente, in questa fase, con la pandemia in corso, è sempre più difficile riuscire a organizzare un numero sufficiente di osservazioni di morte. L’obiettivo di tutti i miei collaboratori e rianimatori è cercare di ottenere risultati con quelle che sono le attuali possibilità”, spiega il Dott. Pulito che lancia un appello per sensibilizzare la popolazione.

In molti casi i familiari non danno l’assenso all’espianto e quindi alla donazione. C’è un alto tasso di opposizione. Bisogna cercare di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della donazione di organi”, afferma con la sensibilità di chi è in prima linea su questo fronte.

Donare un cuore o un rene a un altro paziente, a un bambino, a un giovane che si trova in una situazione di grave insufficienza cardiaca o renale significa donargli la vita. Da noi manca questa sensibilità. In altre parti d’Italia hanno fatto una buona campagna informativa su larga scala. Noi siamo un po’ indietro. Nonostante tutto, c’è un grande impegno. In Puglia, proprio questa notte, tre reparti di Rianimazione sono riusciti a fare un accertamento di morte con successiva operazione: uno a Foggia, uno a Barletta e uno a Lecce. Se riuscissimo a fare una cosa del genere per una o due volte al mese, potremmo fare uno scatto in avanti nei confronti di altre regioni italiane come la Toscana e l’Emilia Romagna”, sostiene il Dott. Giuseppe Pulito con una punta di amarezza e tanta speranza nel futuro.

Chiediamo notizie del ragazzo. Di lui sappiamo solo che ha donato la vita ad altri.

Era un ragazzo di 33 anni che godeva di ottima salute, con un fisico d’atleta. Purtroppo ha avuto un aneurisma cerebrale e in un primo momento sembrava che potessimo salvarlo. Poi, lentamente, la situazione è precipitata. Purtroppo l’aneurisma ha colpito e devastato un’area impedendone la sopravvivenza”, spiega il Dott. Pulito.

Cerchiamo di approfondire la conoscenza di questa patologia, chi può colpire e se si può prevenire.

L’aneurisma è la dilatazione di un vaso arterioso che può interessare diverse aree ma, se colpisce il cervello, crea un danno devastante con una morte cerebrale quasi immediata anche di persone sane e di qualsiasi età. Per cercare di prevenire andrebbe fatta a tutta la popolazione un’Angio Risonanza, uno screening talmente ampio che è difficile da realizzare anche perché ci sono forme aneurismatiche che si sviluppano dopo. È una diagnostica molto difficile perché non si può fare uno screening su 60 milioni di persone”, chiarisce e conclude il Dott. Giuseppe Pulito.