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Il digiuno preoperatorio è uno step importante nella gestione assistenziale del paziente nella fase preoperatoria.

La finalità del digiuno è quella di ridurre in modo significativo il volume e l’acidità del contenuto gastrico in modo tale da minimizzare il rischio di reflusso esofageo e di conseguenza evitare l’aspirazione di materiale gastrico nelle vie aeree che andrebbe a determinare una polmonite ab ingestis e non solo.

Secondo le linee guida sviluppate dall’ American Society of Anesthesiologists (ASA) il digiuno preoperatorio deve essere prescritto in base alla tipologia di alimenti.

Infatti per quanto riguarda i liquidi chiari è necessario rispettare un digiuno minimo di 2 ore; per il liquido materno il digiuno minimo risulta di 4 ore, fino ad arrivare agli alimenti solidi che necessitano di un digiuno di almeno 6 ore.

Considerando la fisiologia dello svuotamento gastrico, appare chiaro che il digiuno dalla mezzanotte è giusto per quanto riguarda gli alimenti solidi invece diventa inappropriato per quanto riguarda i liquidi.

Se vengono assunti liquidi chiari bastano solo 2 ore per ritrovare a livello gastrico solo saliva e succhi gastrici.

Dalla letteratura scientifica emerge che il volume gastrico necessario per superare lo sfintere esofageo varia da 500 a 1200 ml; inoltre, affinché si verifichi una polmonite da reflusso, è necessario che il volume di liquido presente in trachea superi i 50ml.

Tuttavia, prescrivere delle tempistiche corrette in merito al digiuno preoperatorio non vuol dire solo rispettare la letteratura scientifica ma anche evitare digiuni prolungati che, come si evince dalla letteratura, possono determinare: distress respiratorio, emicrania, disidratazione, ipoglicemia, alterazione del bilancio idro-elettrolitica e nausea postoperatoria.

 

Fonte letteratura : Pan Afr Med J. 2016; Preoperative fasting times in elective surgical patients at a referral Hospital in Botswana.