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Il Segretario Regionale Puglia e Territoriale Lecce FSI-USAE: «Mi auguro un segnale di discontinuità dalla direzione aziendale dell’ASL Lecce ed il rispetto degli accordi sottoscritti in Regione Puglia lo scorso 15 giugno»


Ci sono circa 1000 operatori sanitari dell’ASL di Lecce che rischiano di non vedersi rinnovare il contratto di lavoro nonostante la presenza di un accordo sottoscritto tra le organizzazioni sindacali, l’Assessore alla Salute ed il Direttore del Dipartimento della Salute della Regione Puglia. Il loro contratto è scaduto il 30 giugno 2022. Tutto questo in un territorio della provincia di Lecce che, a tutt’oggi, soffre di una forte carenza di professionisti sanitari (dai Dirigenti Medici agli Infermieri, dai Tecnici di radiologia medica e di laboratorio analisi, agli OSS).

«Per questo motivo la FSI-USAE chiede, con forza, che la Direzione Generale dell’ASL di Lecce intervenga per porre rimedio dando, nel contempo, un segnale di certezza con la Stabilizzazione del personale che ha raggiunto i requisiti richiesti dalla Legge Madia e dalla Legge Finanziaria 2022 e le proroghe di tutto il personale in scadenza almeno sino al 31 dicembre 2022», scrive in un comunicato Francesco Perrone, Segretario Regionale Puglia e Territoriale Lecce FSI-USAE.

«A fronte della carenza stimata di oltre 7000 unità nella Regione Puglia, di cui circa 5500 precari, il 15 giugno scorso la Regione Puglia ha siglato proprio per questo un accordo con le organizzazioni sindacali. Al centro di questo documento si prevedeva che i contratti di tutti gli operatori sanitari in scadenza sarebbero stati prorogati almeno fino al prossimo 31 dicembre 2022. Accordi che, però, potrebbero non essere mantenuti», afferma il Sindacalista.

«Siamo venuti a conoscenza che alcuni operatori sanitari che hanno il contratto in scadenza potrebbero non essere prorogati. Tutto questo non è accettabile anche perché c’è un accordo sottoscritto e firmato a livello regionale che deve essere rispettato. Un accordo preciso che ha visto un ulteriore impegno a garantire, da una parte, la proroga dei contratti fino a fine anno e, dall’altra, l’avvio delle procedure necessarie per garantire la giusta stabilità a tutti questi operatori. Si tratta di un impegno importante assunto nei confronti di una categoria che, voglio ricordarlo, solo due anni fa era incentivata, premiata, acclamata per l’impegno costante e in prima linea nel combattere la pandemia. Personale che, senza tutele, senza stabilità, non ha fatto mai mancare il proprio sostegno per aiutare chi era in difficoltà in quel momento e per combattere un nemico invisibile di cui non si aveva conoscenza», accusa e conclude Francesco Perrone.