Come spiegare la capacità autodistruttiva dell’uomo al cospetto dei bambini? Per allontanare sia da realtà problematiche che da scenari bellici una modalità ce la offre il trauma play therapy, un modello di terapia del gioco per il trattamento dei bambini che possono risultare traumatizzati.
Naturalmente del modello di cura usufruisce l’intera famiglia in particolare, ovviamente, il genitore che guida nella crescita di ogni giorno il minore. Si tratta di una terapia del gioco che può essere applicata anche talvolta dalle stesse mamme. Il metodo Sandplay, attività consistente nel gioco di plasmare liberamente la sabbia in specifiche vaschette è un prototipo come tante tecniche terapeutiche che si basa sulla libera espressione della fantasia e creatività. Specificamente è una modalità per rielaborare i vissuti emotivi profondi e di comprenderli attraverso il potere autocurativo della mente. Fondamentale sapere che la terapia del gioco migliora la qualità del legame di attaccamento. Nella stanza dei giochi i bambini aumentano il loro senso di sicurezza. I genitori così co-regolano i propri figli e cioè alla base della comunicazione tra loro c’è uno scambio a livello emotivo e corporeo che promuove un dialogo interiore positivo. Si desume che l’approccio verbale è solo uno dei modi per capire che cosa accade all’interno. E ciò poiché il bambino nella vita reale ha poche possibilità di controllo sugli eventi, a livello ludico può soddisfare questo bisogno di trasformare la realtà sviluppando un locus of control interno (atteggiamento mediante il quale si possono influenzare le proprie azioni). Ciò porta all’incremento del pensiero divergente (creativo), alla sublimazione allorquando il play therapist fa sì che l’aggressività si condensi in un gioco simbolico caratterizzato dal conflitto, come il football. Un altro aspetto di risposta allo stimolo proposto dalla play therapy è l’abreazione, cioè il rivivere l’esperienza pregressa liberando l’affetto attaccato al ricordo traumatico. La conseguenza è un effetto catartico e di contro-condizionamento, ad esempio il bambino che teme il buio potrebbe giocare a nascondino nella fattispecie per superare le sue paure. In sostanza il gioco in ogni caso è basilare per l’evoluzione, non soltanto per i più piccoli, poiché produce l’ossitocina un ormone che aumenta l’empatia e lo si usa anche contro gli stressor e altresì è un potente analgesico. Come a dire ”Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”.