Nel Salento, la sera di San Martino viene attesa tutto l’anno. Dalle nostre parti, infatti, la tradizione narra che si festeggia con il vino novello insieme ad amici e familiari.
È una notte, però, che può portare ad eccessi che diventano pericolosi, soprattutto per chi deve mettersi alla guida. È una notte che può anche mettere a dura prova il personale sanitario. Decidiamo, quindi, di trascorrerla con chi è in prima linea, sempre pronto a soccorrere chi ne ha bisogno.
L’aria è umida e la temperatura quasi fredda con forte escursione termica rispetto a una mattinata praticamente primaverile. Per strada incontriamo poca gente mentre ci rechiamo al Pronto Soccorso di un ospedale della provincia di Lecce. Quando arriviamo troviamo il personale già pronto ad affrontare una lunga notte di lavoro.
“Questo è un periodo di relativa calma rispetto all’estate”, ci dicono. “I ritmi di lavoro del nostro reparto variano al variare delle stagioni. Con l’arrivo del freddo saremo di nuovo sotto pressione per poi tornare a respirare un po’ in primavera prima di affrontare l’estate con il suo forte carico di lavoro”.
Molti medici e infermieri fuggono dai Pronto Soccorso perché non riescono a sopportare lo stress e la fatica di quello che si può considerare a tutti gli effetti un reparto di frontiera. Per arginare questa fuga, il Governo ha previsto lo stanziamento di fondi ad hoc nel Disegno di Legge di Bilancio 2022, proprio a favore del personale di questo reparto.
“Molti non reggono lo stress causato dall’incertezza in cui viviamo. In questi reparti non sai mai quello che può capitare. Bisogna essere sempre pronti a tutto”, affermano.
È da poco passata la mezzanotte. Il freddo si fa sempre più pungente e l’umidità è così intensa da penetrare nel nostro corpo. Tutto sembra essere avvolto dalla quiete notturna quando i fari di una macchina illuminano lo spazio antistante il Pronto Soccorso. Alla guida dell’auto c’è un uomo di mezza età che accompagna il figlio che è in stato di ebbrezza. Il ragazzo dice di non sentirsi bene e i sanitari, dopo aver effettuato il tampone, lo fanno accedere all’interno del reparto per le cure necessarie. Si teme che possa essere il primo di una lunga serie e che altri ragazzi eccedano nei festeggiamenti.
“Purtroppo, ogni anno, in giornate così particolari, capita di dover affrontare tali situazioni”, ci spiegano dopo aver soccorso il paziente.
Fortunatamente, dopo questo primo intervento, non arrivano altri casi simili. A chiedere di essere soccorse, nel giro di pochi minuti, invece, sono due anziane signore, accompagnate dai loro familiari. Una ha accusato un malore di cui occorre approfondire le cause, mentre l’altra manifesta sintomi legati all’elevata pressione arteriosa. Entrambe ricevono le prime cure nel triage e successivamente sono accompagnate all’interno del reparto.
Siamo ormai nel cuore della notte. Una notte che sembra trascorrere tutto sommato tranquilla quando, sul monitor del computer, viene segnalato l’arrivo di un’ambulanza. Dal mezzo, con le luci lampeggianti ancora accese, scendono i soccorritori ma non c’è alcun medico o infermiere. Il soccorritore, occorre spiegare, non è una figura sanitaria. È un Tecnico di Emergenza Sanitaria abilitato alla valutazione e al trattamento di base dei pazienti e non può effettuare manovre invasive né tantomeno somministrare farmaci di alcun tipo, tranne l’ossigeno. Ha la conoscenza del Basic Life Support (Rianimazione Cardio-Polmonare) e può utilizzare, solo nel caso sia specificamente abilitato, il defibrillatore semiautomatico esterno oltre ad accompagnare il paziente in ospedale, ovviamente.
Purtroppo, la signora in attesa di cure è in gravi condizioni e avrebbe necessitato di essere raggiunta nella sua abitazione da personale sanitario così come previsto dal protocollo. I familiari affermano che al 118 era stata riferita la gravità della situazione in quanto la signora aveva un disturbo dell’apparato fonatorio (disartria) dovuto non a cause neurologiche, come appurato dal personale del Pronto Soccorso, ma ad una crisi ipoglicemica con il rischio concreto di entrare in coma. Sono attimi frenetici in cui vita e morte si sfidano senza esclusione di colpi e il corpo e il viso di quella signora sono il teatro e l’espressione di quello scontro. Essere testimoni di scene come queste colpisce e lascia il segno. Gli operatori del Pronto Soccorso sono veloci e impeccabili nella scelta dell’intervento da praticare e con una glucosata riescono a riaccendere il volto della paziente che fino a pochi attimi prima sembrava spento e sul punto di capitolare definitivamente. La situazione sembra risolversi positivamente ma non si può cancellare il grave errore del 118 che non ha inviato personale specializzato a prelevare la signora. Non è una mancanza da poco perché poteva costare la perdita di una vita umana.
“Purtroppo, dobbiamo dire che non è la prima volta che ci capita, anzi. Siamo abituati a situazioni come queste, probabilmente causate dalla mancanza di personale”, sostengono gli operatori del Pronto Soccorso.
Sinceramente, venire a conoscenza di quanto visto e ascoltato fa gelare il sangue. Pensare che una persona possa morire perché non soccorsa da personale specializzato inquieta e lascia immaginare che in casi del genere si attiva una specie di roulette: se sei fortunato e la pallina si posiziona sul numero vincente, arriva il medico o l’infermiere che ti può salvare la vita, altrimenti puoi anche prepararti al peggio.
Cerchiamo di smaltire la tensione e l’adrenalina accumulate augurandoci di non dover assistere ancora a disfunzioni così gravi. Il tempo scorre e la notte umida e fredda sembra avvolgere tutto quando il monitor del computer segnala l’arrivo di un’altra ambulanza.
La tensione e l’adrenalina tornano inesorabilmente a salire in attesa di sapere chi trasporta quel mezzo ancora lampeggiante. Anche in questo caso, ad accompagnare la persona soccorsa non ci sono medici e infermieri ma i soccorritori. Affermano, smarriti e sbigottiti che il medico del 118 intervenuto in un primo momento insieme a loro, li aveva lasciati perché, a suo dire, la situazione era diventata da codice verde. Non sappiamo che tipo di valutazioni abbia potuto fare il medico ma di certo possiamo dire che avrebbe dovuto usare, quanto meno, maggiore cautela, visto e considerato che si trattava di un codice rosso perché la signora trasportata è arrivata in ospedale con una grave crisi respiratoria. Una signora dolcissima che, pur sofferente, si preoccupa di ringraziare tutti quelli che la stanno aiutando, scusandosi per il disturbo arrecato.
Anche in questo caso gli operatori del Pronto Soccorso intervengono tempestivamente prestando le cure necessarie e attivando le procedure per effettuare ulteriori accertamenti. Anche in questo caso il 118 manifesta gravi disfunzioni che possono risultare fatali.
“Non ci spieghiamo come il medico abbia potuto derubricare un caso da codice rosso a codice verde, considerate le gravi condizioni della paziente”, affermano provati gli operatori del Pronto Soccorso.
E non ce lo spieghiamo anche noi come possano accadere queste cose quando c’è di mezzo una vita umana. La stanchezza, ormai, comincia a segnare il nostro volto mentre il buio della notte lascia spazio alle prime luci del mattino accompagnate da una fitta nebbia. Il turno dei valorosi operatori volge al termine quando arriva un’auto. Scende una giovane coppia. Lei è in dolce attesa. Ha le doglie e forse è vicina a partorire. Sui loro volti si legge l’emozione per il lieto evento. Una nuova creatura sta per venire al mondo: è la forza della vita, è la forza dell’amore che vince sempre.